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Confini planetari: Johan Rockström e Mark Carney sui punti di non ritorno del pianeta Terra
Messaggi principali
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Investire per ripristinare i confini planetari
La transizione verso lo zero netto e un’economia amica della natura richiede una trasformazione su vasta scala della nostra economia. I capitali devono essere investiti in modo da attenuare il cambiamento climatico o favorire l’adattamento a quest’ultimo, garantendo al contempo che le attività economiche operino in modo sicuro nell’ambito dei nostri confini planetari.
Il quinto e ultimo appuntamento delle sessioni “Ora Zero” ha messo l’accento sull’impiego dei capitali in un’ottica che favorisca il ripristino della stabilità della nostra biosfera. Dei nove confini planetari che definiscono un ambito di operatività sicuro per il genere umano e per la nostra economia, diversi sono stati oltrepassati o stanno per esserlo.
Se non riusciamo a riportare il nostro stile di vita entro tali limiti, il mondo potrebbe superare un punto di non ritorno e gli effetti sarebbero fatali.
Hubert Keller, Senior Managing Partner presso Lombard Odier, ha spiegato come le nostre attività operative e strategie di investimento siano incentrate sul contenimento del riscaldamento globale entro 1,5°C e su importanti limiti biofisici, tra i quali l’assoluto bisogno di fermare il disboscamento e la perdita di biodiversità e di ripristinare la salute del nostro suolo e dei corsi d’acqua. Ecco perché integrare tali tematiche ambientali nei processi di investimento è fondamentale per conseguire rendimenti a favore dei clienti.
“Quello che stiamo cercando di fare è aiutare i nostri clienti ad allineare i loro portafogli a quella che potrebbe essere una sostanziale rivoluzione rispetto al modello economico attuale,” ha detto Keller.
Dopo aver ancorato la ricerca all’attività economica nel quadro dei confini planetari, diventa fondamentale determinare i percorsi di transizione per i settori industriali.
“Quando questi ultimi avranno una migliore visibilità, potremo iniziare a valutare il grado di allineamento o disallineamento delle società presenti nel nostro portafoglio a tali traiettorie della transizione.”
Rockström: confini superati durante l’era dell’Antropocene
Il professore Johan Rockström, ideatore del famoso quadro dei confini planetari e Joint Director del Potsdam Institute for Climate Impact Research, ha illustrato la portata del problema, individuato i principali fattori responsabili e spiegato cosa occorre per assicurare all’umanità un futuro resiliente, equo e prospero.
“Siamo entrati in un’epoca geologica completamente nuova. Stiamo uscendo dall’era Olocene per entrare in quella dell’Antropocene. Ciò vuol dire che la moderna economia industrializzata è attualmente la principale protagonista del cambiamento del pianeta Terra,” ha dichiarato Rockström.
“Quello terrestre è un sistema biofisico complesso, adattivo e autoregolante. Esso comprende punti di non ritorno e interazioni: spingendo il sistema oltre una certa soglia, si rischia di oltrepassare i punti di non ritorno – il che vuol dire autoamplificarne la deriva nella direzione sbagliata.”
Rockström ha sottolineato che diversi confini planetari sono stati superati, compreso quello climatico, della biodiversità, dell’uso del suolo e dei flussi biogeochimici.
Carney: finanziare il ritorno al nostro confine climatico
Essendo il clima tra i confini planetari che l’umanità è chiamata a ripristinare, Mark Carney, consulente finanziario per la COP26 del Primo ministro del Regno Unito e Inviato speciale delle Nazioni Unite per l’Azione climatica e le finanze, ha basato il suo intervento sul fatto che le risorse finanziarie destinate all’obiettivo di 1,5°C sono sufficienti.
Oltre 130’000 miliardi di dollari statunitensi di capitale privato saranno utilizzati per trasformare l’economia in un sistema a zero netto attraverso la Glasgow Financial Alliance for Net Zero (GFANZ).
“Quella cifra supera del 25% circa la maggior parte delle stime dei costi che il mondo dovrà sostenere per raggiungere e restare nell’argine di 1,5°C” ha affermato.
Carney ha spiegato che adesso occorrono una serie di misure per procedere a una transizione di successo, nonché programmi di transizione obbligatori per i grandi gruppi industriali, migliori obblighi di informativa e parametri prospettici.
“Lombard Odier è stata indubbiamente ai primi posti nello sviluppo di tecniche di allineamento dei portafogli, comprese le conseguenti implicazioni del rialzo della temperatura di un portafoglio che ci dicono se quel portafoglio rispetta i confini planetari. E’ necessario diffondere velocemente tale approccio e per farlo ci serviremo della GFANZ come meccanismo di divulgazione e applicazione di queste tecniche” ha proseguito Carney.
Carney ha inoltre sottolineato l’importanza di sviluppare dei mercati volontari di compensazione della CO2.
“La maggior parte di tali compensazioni consisterà in soluzioni basate sulla natura, che comprenderanno soluzioni di biodiversità capaci di frenare gli sviluppi allarmanti in termini di bacini di CO2 quali emettitori netti, come nel caso della foresta pluviale brasiliana. Abbiamo bisogno di afflussi di denaro per bloccare questa evoluzione e ricostruire la natura in quelle giurisdizioni nel modo migliore” ha detto.
Blood: i comparti industriali con emissioni difficili da limitare e le economie in via di sviluppo hanno bisogno di capitale climatico
David Blood, cofondatore e managing director di Generation Investment Management, ha sottolineato che il mondo è alla vigilia della più importante transizione economica della storia e che oggi riflettere sugli investimenti rispettosi del clima costituisce un aspetto chiave del nostro dovere fiduciario.
“Ogni singola transazione finanziaria deve considerare l’impatto climatico, da tenere presente nell’ambito dell’allocazione del capitale. Gli investimenti basati sul clima fanno ora parte della nostra responsabilità fiduciaria. Abbiamo il dovere di pensare all’impatto climatico tanto quanto al rischio e al rendimento” ha proseguito.
Blood ha anche enfatizzato l’importanza di garantire che l’allocazione del capitale sia orientata ai settori con emissioni difficili da limitare e ai Paesi in via di sviluppo.
“Quando pensiamo all’allocazione del capitale, dobbiamo concentrarci sui settori con emissioni difficili da limitare, come quello del cemento. Questi settori non stanno ricevendo i capitali di cui hanno bisogno. Lo stesso vale per i Paesi in via di sviluppo. La nostra esigenza sarà probabilmente allocare all’incirca il 70% del capitale ai settori con emissioni difficili da limitare e ai mercati emergenti.”
Systemiq: cambiare i sistemi agroalimentari per preservare i confini
Jeremy Oppenheim, fondatore e Senior Partner di Systemiq, un business che si occupa del cambiamento dei sistemi con enfasi sulla sostenibilità economica, che valuta in maniera indipendente la ricerca di sostenibilità di Lombard Odier, ha evidenziato l’importanza di concentrarsi sulle riforme del settore agroalimentare nell’ambito dei confini planetari.
“Il settore agroalimentare rappresenta il modo nel quale dovremmo affrontare il problema. Se vogliamo preservare i confini planetari, non esiste settore più importante dell’agricoltura. Sia che parliamo di emissioni, di disboscamento, dell’utilizzo delle risorse idriche o di passare all’azoto e al metano, questo è il settore che copre ognuno dei singoli confini planetari a livello locale e globale,” ha affermato Oppenheim.
“Quello agroalimentare è il principale fattore responsabile della perdita di capitale naturale da un lato e della violazione dei confini planetari dall’altro. Tuttavia, siamo lontani mille anni luce dalla roadmap settoriale di cui necessitiamo. Sappiamo quali sono gli elementi di cui avremo bisogno. Al primo posto troviamo la trasformazione della domanda dei consumatori. Da lì si prosegue con modifiche drastiche del modo in cui utilizziamo il capitale naturale del pianeta. Poi si passa al modo in cui gestiamo l’interazione tra agricoltura, foreste e oceani. Dobbiamo anche promuovere innovazioni come quelle relative alle proteine alternative e abbiamo un estremo bisogno di migliorare sul fronte delle perdite e degli sprechi alimentari. Tutto lascia presagire che nei prossimi dieci anni metteremo a segno miglioramenti eccezionali.”
Faith Ward, Chief Responsible Investment Officer presso Brunel Pension Partnership e presidente dell’Institutional Investor Group on Climate Change, ha sottolineato l’importanza degli indicatori predittivi dell’allineamento di portafoglio.
“Allineamento del portafoglio e comprensione della direzione imboccata da tali aziende sono gli unici parametri importanti. Molti dei parametri di cui disponiamo sono proiettati verso il passato ed è questo ciò che rende decisivi gli indicatori predittivi.”
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