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Soltanto un quarto delle large cap è sulla buona strada per adempiere l’Accordo di Parigi

Soltanto un quarto delle large cap è sulla buona strada per adempiere l’Accordo di Parigi
Thomas Höhne-Sparborth, PhD - Head of Sustainability Research

Thomas Höhne-Sparborth, PhD

Head of Sustainability Research
Khangzhen Leow - Senior Sustainability Analyst

Khangzhen Leow

Senior Sustainability Analyst
Emi Hu - Quantitative Analyst

Emi Hu

Quantitative Analyst

Quella di quest’anno a Glasgow, Scozia, è la 26a edizione della Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (COP26). È qui che i capi di Stato, le autorità e i maggiori esperti a livello mondiale si riuniscono per discutere dei progressi compiuti e delle azioni da mettere in campo per attenuare e adeguarsi agli effetti del cambiamento climatico. La COP26 è un appuntamento importante, in quanto consente di coordinare e concentrare gli sforzi globali per prevenire e contrastare le conseguenze disastrose del cambiamento climatico. Nel 2015 la COP21 ci ha consegnato l’Accordo di Parigi, il cui obiettivo dichiarato era contenere l’aumento medio della temperatura globale ben al di sotto dei 2°C oltre i livelli preindustriali e preferibilmente limitare l’aumento a 1,5°C. Nel corso del tempo quasi tutti i paesi vi hanno aderito.

 

Da quel momento i paesi del mondo, grandi e piccoli, si sono impegnati a favore dell’azzeramento delle emissioni nette e molte aziende stanno seguendo il loro esempio. Nonostante ciò, in Lombard Odier stimiamo che soltanto il 25% delle società che compongono l’indice MSCI World sia attualmente allineato all’obiettivo di contenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C. Stando ai dati disponibili a fine ottobre 2021, una percentuale ancora più piccola del 6% si sta già muovendo in modo convincente verso l’obiettivo dell’1,5°C. Attualmente le società che fanno parte dell’indice sono allineate su base aggregata all’obiettivo di un riscaldamento globale di 2,9°C – molto distante dai 2°C dell’Accordo di Parigi.

 

L’allineamento climatico di un’azienda all’Accordo di Parigi può essere calcolato mettendo a confronto la tendenza delle emissioni recente e quella prevista con i tassi di decarbonizzazione specifici che ogni comparto industriale deve raggiungere per contenere il riscaldamento globale ben al di sotto di un dato livello. Tali analisi richiedono un’attenta valutazione degli impegni di un’azienda, riconoscendo che non tutti gli obiettivi possono essere assunti come dogmi: i traguardi possono non essere raggiunti, le strategie possono rivelarsi inattuabili e la credibilità degli impegni potrebbe variare, portando a valutazioni più conservative dell’allineamento delle aziende.

 

A ottobre, le linee guida aggiornate della Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) raccomandavano che gli istituti finanziari divulgassero il livello di allineamento delle attività finanziarie allo scenario di contenimento del riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C. A margine, la Task Force incaricava il Portfolio Alignment Team (PAT), organo indipendente, di redigere un rapporto che spiegasse in che modo dovrebbero essere misurate e definite le best practice di tale allineamento. A fronte delle stime precedentemente pubblicate circa l’allineamento dell’economia e delle società alla transizione climatica, quelle di Lombard Odier sull’allineamento dei titoli di società ad alta capitalizzazione all’Accordo di Parigi sono tra le prime a utilizzare una metodologia che si avvicina alle best practice suggerite dal PAT.

 

Per chiarire meglio tale valutazione, a ottobre il 50% delle società che compongono l’indice MSCI World aveva pubblicato informazioni dettagliate sui propri obiettivi o sforzi di decarbonizzazione. Tuttavia, a nostro avviso, soltanto il 19% delle aziende presentava obiettivi validati in modo indipendente dall’iniziativa Obiettivi basati sulla scienza, secondo la quale gli obiettivi sono ritenuti abbastanza ambiziosi da contenere il riscaldamento climatico globale al di sotto dei 2°C conservando al contempo la fattibilità sul piano scientifico. La metodologia di Lombard Odier di attenersi alle raccomandazioni del PAT assegna ponderazioni diverse agli impegni societari in funzione della loro credibilità, ritenendo tuttora gli Obiettivi basati sulla scienza i più credibili.

 

A prescindere dalla diversa credibilità degli obiettivi, osserviamo differenze altrettanto significative nella portata degli impegni delle società. Tra quelle che hanno fissato obiettivi di decarbonizzazione quantitativi, soltanto il 46% aveva obiettivi che coprivano le rispettive filiere a monte e a valle, molti dei quali definiti in modo vago. Anche tra gli obiettivi basati sulla scienza, troppi impegni sulle cosiddette emissioni Scope 3 a monte e a valle comprendono soltanto l’impegno a misurarle e a ridurle, senza tuttavia fissare un obiettivo specifico1.

 

Alcuni settori all’interno dell’indice stanno evolvendo più rapidamente di altri verso l’allineamento agli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Il settore dell’energia, incluse le compagnie petrolifere e del gas, resta inesorabilmente il fanalino di coda. Secondo le nostre stime, l’allineamento di questo settore all’obiettivo del riscaldamento climatico si aggira attorno ai 3,7°C, in quanto le aziende non riescono ancora a realizzare abbastanza rapidamente la transizione verso fonti energetiche a minore intensità di carbonio, comprese quelle rinnovabili. Malgrado gli ambiziosi impegni dichiarati da alcuni nomi di peso del settore, spesso tali impegni si fondano su valori improbabili di compensazione delle emissioni di carbonio, mancano di traguardi intermedi o coprono soltanto una parte dei mercati di un’azienda. Alcune società sono più vicine di altre, ma nessuna è completamente allineata.

 

Altri settori stanno procedendo in modo più spedito. Stimiamo, ad esempio, che in questo momento l’allineamento medio del settore automobilistico sia prossimo ai 2,1°C. Sebbene all’inizio proprio questo settore fosse clamorosamente in ritardo, di recente le case automobilistiche hanno iniziato a darsi obiettivi più ambiziosi per la transizione verso i veicoli elettrici. Nel comparto spiccano già diversi leader e anche se gli impegni all’interno del settore nel suo insieme non sono ancora allineati, ci aspettiamo un cambiamento a breve termine su questo fronte, in quanto le aziende continuano a investire sempre di più nella mobilità elettrica.

 

In altri settori si attende ancora una svolta radicale. Per quanto concerne i generi alimentari, i prodotti per la casa e per la persona, le aziende hanno iniziato a definire impegni per ridurre le proprie emissioni dirette e legate al consumo energetico. Non di rado si tratta di emissioni deboli, in via comparativa, cosicché alcuni di questi settori sono stati tradizionalmente considerati “a basse emissioni di carbonio”. A ogni modo l’esposizione elevata alle emissioni di filiera spesso fa di questi settori una realtà del tutto diversa. A titolo di esempio, per poter parlare di allineamento di un’azienda alimentare non è sufficiente che riduca le proprie emissioni, bensì è necessario che si interroghi su un’eventuale transizione della sua gamma di prodotti per ridurre le emissioni agricole. Se consideriamo le emissioni di filiera, tali settori risultano ancora allineati a un obiettivo di riscaldamento climatico di 3,0-3,3°C.

 

Ora Zero: Lombard Odier alla COP26

In occasione della COP26 Lombard Odier sta ospitando una serie di eventi in Ardgowan House, nei pressi di Glasgow, incentrati sul ruolo del mondo finanziario nella valutazione dei rischi climatici e legati alla natura. Il nostro evento odierno – le sessioni “Ora Zero” – consiste in un workshop per investitori incentrato sui parametri che possono essere utilizzati per valutare l’allineamento dei portafogli alla transizione climatica.

 

In Lombard Odier, abbiamo esaminato finora l’allineamento di oltre 20’000 aziende mediante l’uso dei nostri indicatori dell’aumento implicito della temperatura (ITR) al fine di valutare l’allineamento dei diversi indici, benchmark e portafogli d’investimento alla transizione verso lo zero netto. Riteniamo che gli indicatori ITR raggiungeranno probabilmente una maggiore diffusione, in particolare come best practice definite dal PAT per promuovere una maggiore convergenza e agevolare la divulgazione in linea con le direttive TCFD.

 

Adottare questi indicatori dell’allineamento è fondamentale per la transizione climatica. La loro adozione avvalora in definitiva l’allocazione del capitale nei leader della transizione in quei settori in cui tali misure di finanziamento sono più urgenti. I settori con emissioni elevate – come quello automobilistico, dell’acciaio, del cemento o dei prodotti chimici – saranno sempre essenziali per l’economia, ma devono avviarsi alla transizione. Piuttosto che distogliere i capitali da tali settori, le valutazioni dell’allineamento delle singole società aiutano a identificare quali di queste attività sono leader della transizione climatica.

 

La transizione allo zero netto richiede una trasformazione radicale della nostra economia che coinvolga tutti i settori, nonché i parametri giusti per misurarne i progressi.

 

Fonti

1. Riportiamo di seguito la definizione generale delle emissioni Scope 1, 2 e 3.

•    Scope 1: comprende tutte le emissioni sotto il controllo diretto dell’azienda, di norma generate dai suoi immobili, strutture e veicoli. 
•    Scope 2: le emissioni derivanti dalla generazione di elettricità, calore, vapore e refrigerazione che la società acquista da terzi.
•    Scope 3: le emissioni legate alla filiera produttiva più ampia e al ciclo di vita dei prodotti o servizi forniti dall’azienda. 

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