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Investire nella natura: il vero motore dell'economia

Investire nella natura: il vero motore dell'economia
Thomas Höhne-Sparborth, PhD - Head of Sustainability Research

Thomas Höhne-Sparborth, PhD

Head of Sustainability Research

La natura va verso l’esaurimento e per questo stiamo perdendo una delle forme di capitale più preziose e, in ultima analisi, stiamo mettendo a rischio la nostra società, la nostra economia, la nostra salute e il nostro stile di vita.

In novembre Sua Altezza Reale il Principe del Galles ha dato avvio alla Circular Bioeconomy Alliance nell’ambito della Sustainable Markets Initiative. Riconoscendo la necessità di mobilitare gli investimenti per un’economia basata sulla natura, il Principe ha affermato che “Dobbiamo accelerare i nostri sforzi per un futuro sostenibile ancorato a un nuovo modello economico - in altre parole, una bioeconomia circolare che metta la natura e lo sviluppo del capitale naturale al centro dell'intero processo. Costruire un futuro sostenibile è la storia della crescita del nostro tempo. Se vogliamo essere il motore della crescita economica globale, è indispensabile valorizzare e investire nel nostro capitale naturale1.”

Noi di Lombard Odier siamo d’accordo. Nel nostro nuovo studio esploriamo il ruolo del capitale naturale, la sua importanza per la nostra economia e le implicazioni del suo esaurimento per la società e gli investitori. Analizziamo le cause sottostanti delle minacce alla natura che sono radicate nel nostro sistema economico e definiamo le trasformazioni economiche necessarie per la transizione verso un’alternativa bioallineata più sostenibile, oltre che le opportunità d’investimento che genera.

Di seguito riassumiamo i quattro punti salienti dello studio.

 

N. 1: La natura è il pilastro portante della nostra economia

La nostra economia non è un sistema esterno alla natura, ma al contrario ne è completamente integrata. La natura offre le condizioni stabili che hanno consentito alle civiltà di prosperare, e in più è una risorsa altamente produttiva per la nostra economia. Almeno 44.000 miliardi di USD di valore del PIL dipendono in misura moderata o elevata dalla natura2. Ma anche cifre così altisonanti in termini di PIL tengono conto solo parzialmente del contributo della natura e non considerano il valore aggiunto che offre attraverso una buona qualità dell’aria, dell’acqua e del terreno, o la protezione dalle catastrofi naturali, o ancora servizi ecosistemici come l’impollinazione.

Sono apporti preziosi e troppo spesso trascurati. La sola impollinazione, ad esempio, garantisce alle colture un contributo fino a 577 miliardi di USD l’anno, ma oggi è a rischio per la diminuzione delle popolazioni di insetti3. Contributi che sostengono molti settori indispensabili per il genere umano, basti pensare all’agricoltura, alla pesca, alla silvicoltura, ma anche all’industria farmaceutica (che si basa sulla diversità genetica esistente in natura per lo sviluppo di nuovi medicinali) o persino al comparto immobiliare (dove spesso i prezzi degli immobili dipendono direttamente dalla prossimità o meno ad aree naturali).

 

N. 2: Il nostro impatto sulla natura ci ha spinto a superare il punto di stabilità

Se nei secoli scorsi si poteva ritenere che l’impatto della nostra economia fosse relativamente innocuo, con l’aumento della popolazione e la crescita dell’economia è aumentato anche il nostro impatto economico4. Oggigiorno viviamo in un’economia take-make-waste, che estrae ogni anno 92 miliardi di tonnellate di risorse (oltre metà del peso del monte Everest)5 per produrre beni che rimangono in gran parte inutilizzati e generano crescenti volumi di rifiuti evitabili quando vengono eliminati alla fine della loro vita.

Il progressivo esaurimento del capitale naturale, insieme alla sua distruzione e alterazione, ci ha condotto a superare i limiti gestibili entro i quali può vivere il genere umano, portandoci a un rischio elevato di alterazione o collasso della natura. Dei nove confini planetari principali che supportano le condizioni favorevoli per lo sviluppo umano, quattro sono già stati valicati6. Allo stesso modo, dei 18 servizi ecosistemici principali che la natura fornisce, 14 sono in esaurimento, inclusi molti fra i contributi che sostengono la nostra economia descritti in precedenza7.

 

N. 3: Per preservare la crescita dobbiamo mettere la natura al centro della nostra economia 

Dal momento che l’impatto dell’uomo è divenuto più distruttivo, i modelli di business del passato non sono più idonei per il futuro. Per effetto di forze normative, dei consumatori e di mercato, è già in atto una transizione verso un’economia più attenta alla natura e questo trend è destinato ad accelerare. Tutto questo ci spinge verso un’economia “a farfalla” che presenta due ali circolari. La prima sfrutta la natura attraverso la bioeconomia circolare e potrebbe fornire il 60% dei nostri input economici attraverso processi biologici8. La seconda comprende un modello industriale più snello e circolare, costruito sull’efficienza delle risorse e su modelli di business orientati al risultato, chiudendo il circolo sulla nostra impronta ecologica per passare a una società a zero rifiuti.

Ricorrendo maggiormente alle risorse offerte dalla natura e riducendo l’estrazione di materiali non rinnovabili su cui oggi la nostra economia fa tanto affidamento, potremo massimizzare il valore aggiunto e contenere il nostro impatto negativo su quelle forme di capitale naturale che sostengono la nostra economia.

 

Figura 1 – La transizione verso l’economia a farfalla

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fonte: Lombard Odier. Solo a scopo illustrativo.

 

N. 4: I tempi sono maturi per riallocare il capitale nella bioeconomia 

È probabile che nel 2021, in occasione della conferenza sulla biodiversità che si terrà a Kunming (Cina), saranno concordati nuovi target per la preservazione della biodiversità. Nel mentre i costi delle biotecnologie stanno scendendo. Ad esempio, il primo hamburger a base di manzo prodotto in laboratorio era costato 300.000 USD nel 2013, ma nel giro di due anni il costo era già sceso a 11 USD e nel frattempo sono arrivate sul mercato le alternative a base vegetale9. Al contempo, il sentiment dei consumatori è sempre più orientato alla consapevolezza dell’ambiente10 e alimenta così gli investimenti in queste nuove tecnologie, ne sostiene le economie di scala e contribuisce ad abbastarne i costi.

Gli effetti combinati delle forze normative, tecnologiche e dei consumatori condurranno a un reprincing degli asset che tenga conto dei rischi correlati alla natura, ma anche delle opportunità. La commercializzazione di centinaia di nuove applicazioni a base biologica rappresenta un’opportunità da 4.000 miliardi di dollari USA11. Riteniamo che le società che fanno leva sul potere rigenerativo della natura siano destinate a generare una solida crescita e a diventare i vincitori di domani.

 

Capitale Naturale ed Economia CLIC™

Per noi di Lombard Odier è chiaro che il futuro sarà green e improntato alla biodiversità. La transizione verso un’economia CLIC™ più biocompatibile è in primis trainata dalla creazione di valore e da un’economia più efficiente. E questo sta accadendo ora e andrà accelerando. Il capitale naturale sarà il suo fondamento più vitale. Grazie alla nostra strategia Natural Capital, invitiamo gli investitori a ripensare gli investimenti e a contribuire a un modello economico nuovo e superiore. 

 

Figura 2 – La bioeconomia circolare

 

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fonte: Lombard Odier. Solo a scopo illustrativo.

 

fonti.

1 Sua Altezza Reale il Principe di Galles, come citato da Lombard Odier (2020). Lombard Odier lancia la strategia "Capitale naturale". Visita https://am.lombardodier.com/contents/news/media-releases/2020/november/lombard-odier-launches-natural-c.html
2 World Economic Forum, 2020
3 United Nations Development Programme, 2017
4 Dasgupta, 2020
5 Circle Economy, 2020
6 Steffen & al, 2015; PIK, 2015
(IPBES, 2019
8 McKinsey Global Institute, 2020
9 McKinsey Global Institute, 2020
10 Tra i consumatori, coloro che si dichiarano vegani sono aumentati del 600% negli Stati Uniti in soli tre anni (GlobalData, 2017); l’86% dei consumatori britannici si dice preoccupato per i rifiuti in plastica (ADHB, 2019); e il modello del “fast fashion” è sempre meno popolare, tanto che i consumatori prestano meno attenzione all’aspetto della “novità” in fatto di abbigliamento (McKinsey & Company, 2020).
11 McKinsey Global Institute, 2020
 

bibliografia.

Circular Bio-economy Alliance. (2020). HRH’s Circular Bioeconomy Alliance Inspires New Global Fund.
Dasgupta, P. e. (2020). Interim Report - The Dasgupta Review: Independent Review on the Economics of Biodiversity. HM Treasury. Retrieved from https://www.gov.uk/government/publications/interim-report-the-dasgupta-review-independent-review-on-the-economics-of-biodiversity
IPBES. (2019). Global assessment report on biodiversity and ecosystem services of the Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services. Bonn: E. S. Brondizio, J. Settele, S. Díaz, and H. T. Ngo (editors).
McKinsey Global Institute. (2020). The Bio Revolution: Innovations transforming economies, societies and our lives. Retrieved from https://www.mckinsey.com/industries/pharmaceuticals-and-medical-products/our-insights/the-bio-revolution-innovations-transforming-economies-societies-and-our-lives
PIK. (2015, 16 1). Four of nine planetary boundaries now crossed. Retrieved from Potsdam Institute for Climate Impact Research: https://www.pik-potsdam.de/en/news/latest-news/four-of-nine-planetary-boundaries-now-crossed
RethinkX. (2019). Rethinking Food and Agriculture 2020-2030: The Second Domestication of Plants and Animals, the Disruption of the Cow, and the Collapse of Industrial Livestock Farming. Retrieved from https://www.rethinkx.com/food-and-agriculture#food-and-agriculture-download
Steffen, W. R., & al, e. (2015). Planetary Boundaries: Guiding human development on a changing planet. Science (Vol. 347, Issue 6223). Retrieved from https://science.sciencemag.org/content/347/6223/1259855.abstract
World Economic Forum. (2020). Nature Risk Rising: Why the Crisis Engulfing Nature Matters for Business and the Economy. Cologne/Geneva.
 

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