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Il clima al centro dell’agenda di Biden

L’elezione di Biden potrebbe rappresentare un altro segnale promettente e una nuova spinta per le nostre strategie CLIC™.
Negli ultimi mesi, in tutta l’Asia, abbiamo assistito a un forte irrigidimento dei target per raggiungere lo zero netto - con gli annunciati incrementi degli obiettivi da parte di Cina, Giappone e Corea del Sud - e il Green Deal della UE è fortemente incentrato sulle strategie CLIC™, come l’economia circolare, la decarbonizzazione e la natura. Anche il settore privato ha accelerato gli sforzi e, ad ottobre, sono diventate 77 le aziende che hanno sposato l’iniziativa SBT di impostazione di obiettivi basati sulla scienza, superando il precedente record di 60 raggiunto nel mese di giugno. Queste società si sono impegnate a ridurre le rispettive emissioni in linea con uno scenario “ben al di sotto di 2°C” e, complessivamente, l’iniziativa ha superato la soglia di 1.000 aziende a inizio ottobre, a dimostrazione della rapidità con cui il settore privato è pronto a definire i propri target di riduzione delle emissioni.
E, con l’insediamento di un nuovo presidente che ha fatto del clima uno dei cavalli di battaglia della propria agenda elettorale, è prevedibile un aumento degli investimenti in tecnologie e infrastrutture verdi anche negli Stati Uniti. Biden ha annunciato a luglio il proprio piano per affrontare la crisi climatica, un piano che si propone di intervenire sull’energia verde (anche l’idrogeno rinnovabile), i trasporti e le infrastrutture nell’ambito dell’agenda “Build Back Better”, e che stanzia 2.000 mld di USD di investimenti su quattro anni. Il programma di Biden è focalizzato sui settori sui quali si concentrano anche gli investimenti nei “segmenti in corso di transizione” della nostra Climate Transition Strategy, una strategia quindi posizionata per acquisire sempre più slancio grazie alla prevista introduzione di nuove regolamentazioni a livello globale e alla fortissima spinta che gli Stati Uniti imprimeranno alle forze che già agitano i mercati.
È prevedibile un aumento degli investimenti in tecnologie e infrastrutture verdi anche negli Stati Uniti
La prevista Blue Wave non si è concretizzata al Congresso e Biden non si è assicurato (per ora) la maggioranza al Senato, ma ha dichiarato che il Paese rientrerà nell’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico a partire dal giorno del suo insediamento. Gli Stati Uniti hanno formalmente abbandonato l’Accordo il 4 novembre 2020 ma possono chiedere di rientrarvi senza l’approvazione del Congresso e la loro riammissione diventerebbe ufficiale dopo 30 giorni, cioè nel febbraio 2021. Questo manderebbe alla nazione e al mondo intero un potente segnale di cambiamento della governance statunitense.
Secondo il Clean Energy Plan di Biden “gli Stati Uniti intraprenderanno un percorso irreversibile per raggiungere lo zero netto a livello dell’intera economia, entro e non oltre il 2050”. Ma il Congresso è diviso e resta da vedere se Biden sarà effettivamente in grado di implementare nella sua totalità l’ambizioso piano delineato nel corso dell’estate. In ogni caso, ci attendiamo una grande attenzione al settore energetico e un incremento dell’offerta di energie rinnovabili, nonché una posizione più rigida sulle emissioni dovute alla produzione energetica tramite combustibili fossili, l’incentivazione della penetrazione dei veicoli elettrici e standard più rigorosi sui gas di scarico, oltre che una spinta a favore di edilizia e agricoltura verdi. L’impegno sul clima annunciato nel corso dell’estate si è aggiunto ai 3.000 miliardi di USD che Biden aveva promesso l’anno scorso di spendere in infrastrutture ed energia pulita, e ai 700 miliardi di nuovi investimenti per sostenere il settore manifatturiero e l’innovazione annunciati all’inizio di quest’anno. Con l’insediamento della nuova amministrazione americana, prevediamo un’accelerazione verso le tecnologie per lo zero netto, che aumenterà a nostro parere il potenziale di rialzo di molte delle opportunità d’investimento identificate nella nostra Climate Transition Strategy.
Riteniamo che l’incremento delle misure normative volte a promuovere una “ripresa verde” creerà numerose opportunità d’investimento nell’area della sostenibilità. Con l’allentamento dei lockdown, siamo focalizzati sui cambiamenti comportamentali e sull’uso della tecnologia in quanto strumento abilitatore fondamentale di un ritorno più verde verso una “nuova normalità”. I progressi tecnologici consentono di aumentare la connettività per il lavoro da remoto e la creazione di sistemi di trasporto integrati meglio organizzati, oltre a contribuire al monitoraggio della diffusione futura del virus. Crediamo che la nostra attenzione alla sostenibilità in quanto convinzione fondamentale e la predilezione per le aziende di buona qualità con risultati finanziari superiori abbiano conferito alla nostra strategia solide caratteristiche difensive a fronte delle attuali incertezze. Riteniamo anche che il nostro focus sull’adattabilità e la resilienza dei modelli aziendali alle principali sfide di sostenibilità - siano esse correlate al clima, alla dematerializzazione e alla transizione delle supply chain, alla protezione del capitale naturale o allo scoppio di una pandemia globale - ci aiuterà a identificare i settori e le aziende che potranno sovraperformare nei prossimi mesi.