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Soluzioni di acqua pulita per un mondo assetato

Soluzioni di acqua pulita per un mondo assetato
Alina Donets - Portfolio Manager

Alina Donets

Portfolio Manager
Pascal Menges - CLIC Equities, CIO Office

Pascal Menges

CLIC Equities, CIO Office

 

Il capitale naturale comprende tutte le risorse naturali del pianeta, comprese le riserve di acqua dolce e gli ecosistemi acquatici. La domanda di acqua è in crescita proprio quando la sua offerta è messa a repentaglio dall’urbanizzazione, dai rifiuti plastici, da una cattiva gestione dei prodotti chimici agricoli e dall’inquinamento termico. In questo articolo sosteniamo la necessità di investire in soluzioni idriche che consentano a questa componente fondamentale del capitale naturale di continuare a trainare la nostra economia.

 

Messaggi importanti

  • L’uomo dipende dall’acqua, ma la crescita demografica, gli utilizzi non sostenibili e l’inquinamento stanno spingendo questa risorsa al limite estremo. La maggiore domanda di acqua coincide con il crescente degrado degli ecosistemi acquatici
  • Per far fronte a questi problemi esistono soluzioni idriche commerciali che godono di una forte domanda
  • La nostra strategia Natural Capital privilegia aziende che promuovono l’efficienza idrica, migliorano la qualità dell’acqua e pongono in essere misure protettive per garantire corsi d’acqua salubri

 

Affrontare il problema della scarsità di acqua e dell’inquinamento

Oggi, la natura è il bene più prezioso e produttivo su cui possa contare l’economia. Tuttavia, decenni di consumi eccessivi e di sperperi hanno rapidamente depauperato le risorse del pianeta. Se non si adottano immediatamente misure di contrasto, presto i danni saranno irreversibili.

Le soluzioni idriche sono indispensabili per affrontare il problema dell’uso eccessivo, inefficiente e irresponsabile dell’acqua e per rimediare al danno che ciò arreca agli ecosistemi acquatici che fanno da base all’attività economica. Il nostro compito è valutare le soluzioni commerciali disponibili che consentono di migliorare l’efficienza e la qualità delle acque e di proteggere i corpi idrici onde evitare l’insorgenza di problemi di scarsità in determinate regioni.

La nostra strategia Natural Capital mira a colmare un vuoto nell’universo degli investimenti, consentendo di sfruttare e preservare la forza produttiva e rigenerativa della natura. Le soluzioni idriche sono in linea con la transizione a una bioeconomia circolare, uno dei quattro sottotemi d’investimento che, assieme alle opportunità di crescita che ne scaturiscono, fanno da base alla nostra strategia.

 

FIG. 1 I quattro temi d’investimento alla base della strategia Natural Capital

Fonte: LOIM. A soli fini illustrativi.

 

Un mondo assetato

L’uso non sostenibile dell’acqua e l’inquinamento sono caratteristiche legate alla crescita demografica e allo sviluppo economico. Abbiamo spinto questa risorsa cruciale al limite estremo.

Ogni giorno, la vita degli uomini dipende dall’acqua. Negli ultimi 100 anni, gli utilizzi di acqua sono cresciuti di sei volte e1 continuano ad aumentare costantemente a una velocità annua di circa l’1%2, trainati da:

  • crescita della popolazione
  • crescita della ricchezza, che favorisce maggiori consumi
  • industrializzazione
  • irrigazione agricola
  • urbanizzazione, che determina un’elevata densità idrica.

Secondo alcune stime, la domanda corrente di acqua su scala globale si attesta a circa 4’600 km3 l’anno e dovrebbe aumentare del 20%-30%, a 5’500-6’000 km3, l’anno entro il 2050.3 Ci sarà offerta sufficiente per soddisfarla?

Si prevede che la popolazione globale passerà dai 7,7 miliardi del 2017 a 9,4-10,2 miliardi nel 2050 e che i due terzi vivrà nelle città. Inoltre, nello stesso periodo, il PIL mondiale dovrebbe aumentare di 2,5 volte.4 Nel più breve termine,5 ci si aspetta che entro il 2025 le attività agricole e di produzione energetica – entrambe ad alta intensità idrica – aumentino rispettivamente del 60% e dell’80%, alimentando ulteriormente la domanda.

L’attuale tasso di prelievo di acqua deve essere confrontato con il livello massimo sostenibile. A 4’600 km3 l’anno, questo limite è stato quasi raggiunto.6 Senza soluzioni innovative, le fonti di approvvigionamento idrico si prosciugheranno.

 

Un confine planetario violato

Gli ecosistemi acquatici – laghi, fiumi, oceani e paludi – sono l’habitat di una grande quantità di organismi. Ad esempio, i bacini di acqua dolce occupano l’1% della superficie terrestre e ospitano più del 10% delle specie del pianeta. Purtroppo, dal 1970 il numero di specie che li popolano è diminuito dell’84%,7 perlopiù a causa dell’eccessivo prelievo di acqua e dell’inquinamento.

Allo stesso modo, l’urbanizzazione, i rifiuti in plastica, la cattiva gestione dei prodotti chimici in agricoltura e l’inquinamento termico provocato dall’attività umana o dal cambiamento climatico hanno favorito il degrado degli ecosistemi marini.8 L’utilizzo di acqua dolce – uno dei nove confini planetari scientificamente dimostrati che delineano un contesto sicuro e stabile per la vita – è già stato compromesso in diverse regioni del mondo.

 

FIG. 2 L'uso dell'acqua dolce è uno dei confini planetari che è stato compromesso.

Fonte: Analisi di LOIM; basata su Rockstrom et al (2015) e aggiornata secondo il rapporto Transformation is Feasible di Randers, Rockstrom et al (2018).  A soli fini illustrativi
1) IPCC Global Warming of 1.5C report (2019)
2) World Wildlife Fund and Boston Consulting Group (2015)
3) BBC/EPA
4) FAO (2015)
5) UNEP (2016)
6) Living Planet Index
7) OECD (2016)
8) Trucost (2013)

 

La qualità è fondamentale

Alla luce dell’intensificarsi della domanda di acqua e della scarsità delle risorse, è estremamente importante utilizzare e distribuire l’acqua in modo efficiente, oltre che gestirne la qualità. Il degrado della qualità dell’acqua è in larga misura correlato ad aree ad alta densità di popolazione e di crescita economica. A partire dagli anni Novanta, è aumentato il livello di inquinamento di quasi tutti i fiumi in Africa, Asia e America Latina9. Nei prossimi decenni, la qualità dell’acqua dovrebbe ulteriormente peggiorare, compromettendo gli ecosistemi acquatici, le attività economiche che questi sostengono e la salute dell’uomo.

Si stima che l’80% di tutte le acque reflue industriali e comunali viene scaricato nell’ambiente senza alcun trattamento, danneggiando gli ecosistemi e la salute delle popolazioni.10 È l’immissione di nutrienti e sostanze chimiche nei corsi d’acqua – in particolare legata ad attività agricole e a prodotti farmaceutici e per l’igiene personale – quello che più mette a repentaglio la qualità dell’acqua e che, in alcune regioni, è spesso associata ad alte concentrazioni di patogeni.11

Oltre che a provocare un elevato consumo di acqua e a peggiorarne la qualità, l’utilizzo del suolo e le modifiche della destinazione d’uso dei terreni introdotte dall’uomo incidono enormemente sull’assetto idrologico a livello locale, regionale e globale. Eccessivo sfruttamento dei pascoli, degrado del suolo e compattazione delle superfici comportano maggiori tassi di dilavamento e di evaporazione e un minore accumulo di acqua nei terreni. Ciò si ripercuote negativamente sui servizi di approvvigionamento idrico delle superfici prative.12 impedendo di migliorare la qualità dell’acqua e di attenuare i rischi di inondazioni e siccità.13

 

Forte domanda di soluzioni idriche

Scarsità di risorse idriche, inquinamento e degrado degli ecosistemi acquatici non devono essere necessariamente l’eredità del futuro. Per questi problemi esistono soluzioni commerciali che godono di una forte domanda potenziale.

Per soddisfare il fabbisogno di acqua e di servizi igienico-sanitari, nei prossimi 20 anni occorrerà investire USD 11’700 miliardi in infrastrutture idriche su scala globale.14 Non si tratta solo di tubazioni, pompe e impianti di trattamento: oggi, si è sempre più consapevoli dei benefici legati all’uso di sistemi naturali per rallentare i flussi delle acque meteoriche, stoccare l’acqua e pulire i flussi di ruscellamento. Queste soluzioni verdi, che integrano le infrastrutture tradizionali, comprendono paludi, raccolte di acque piovane, tetti ricoperti di verde e fossati stradali, ossia canali provvisti di vegetazione e utilizzati per mitigare i flussi delle acque meteoriche.

L’imperativo ambientale ed economico dell’uso sostenibile di acqua – e il suo ruolo nella bioeconomia circolare – fa delle soluzioni idriche uno dei quattro sottotemi della strategia Natural Capital. Al suo interno, focalizziamo l’attenzione su tre sfide.

  • Efficienza. Oggi l’agricoltura è responsabile del 70% dell’utilizzo globale di acqua, a fronte del 20% riconducibile all’industria e del 10% alle famiglie. In vista della crescita della domanda su tutti e tre i fronti, sarà indispensabile ridurre l’intensità idrica delle attività industriali, agricole o umane.
  • Qualità. L’acqua contaminata dovrebbe essere trattata alla fonte dell’inquinamento: ad esempio, negli impianti manifatturieri, prima che venga distribuita ai sistemi di depurazione delle acque reflue. Tuttavia, prevenire è meglio che curare: azzerando l’uso di sostanze chimiche o riducendone la quantità nei processi di fertilizzazione del suolo ed eliminando, ove possibile, la plastica dalle attività economiche si potrebbe migliorare sensibilmente la qualità dell’acqua.
  • Protezione. Garantire che le attività antropiche non danneggino gli ecosistemi acquatici, proteggendo gli spartiacque e altre aree vitali per la salute dei corsi d’acqua. Nel caso siano stati già compromessi, è di fondamentale importanza ripristinare il loro stato di salute.

La bioeconomia circolare è formata da aziende che sviluppano o forniscono soluzioni idriche e i cui prodotti e servizi soddisfano criteri di efficienza, qualità e protezione. Siamo convinti che le aziende orientate a servizi quali sistemi di irrigazione intelligenti, gestione sostenibile delle acque meteoriche e ripristino degli ecosistemi siano destinate a trarre vantaggio da una domanda sostenuta e rappresentino opportunità d’investimento interessanti.


Fonti

1 “Modeling global water use for the 21st century,” by Wada et al.. Published in Geoscientific Model Development in 2016.
2 AQUASTAT.
4 OECD.
5 “World agriculture towards 2030/2050,” by Alexandratos, N. and Bruinsma, J. Published by the Food and Agicultural Organisation in 2012; and the OECD (2012).
6 “Peak water limits to freshwater withdrawal and use,” by Gleick, P. and Palaniappan, M. Published in Proceedings of the National Academy of Sciences in 2010; and “A global assessment of the water footprint of farm animal products,” by Hoekstra, A. and Mekonnen, M. Published in Ecosystems in 2012.
7 “Freshwater biodiversity,” by the WWF. Accessed April 2022. ).
8 “Aquatic ecosystem and biodiversity: a review,” by Irfan, S. and Alatawi, A. Published in the Open Journal of Ecology in 2019.
9 “A snapshot of the world’s water quality: towards a global assessment,” published by the United Nations Environment Programme in 2016.
10 “Wastewater: the untapped resource,” published by the UNESCO World Water Assessment Programme in 2017.
11  “A snapshot of the world’s water quality: towards a global assessment,” published by the United Nations Environment Programme in 2016.
12  “Identification of rural land management signals in runoff response,” by McIntyre, N.  and Marshall, M. Published in Hydrological Processes, vol. 24 issue 24, in 2010.
13 “The impact of upland land management on flooding: insights from a multiscale experimental and modelling programme,” by Jackson et al. Published in Journal of Flood Risk Management in 2008.
14 “Charting our water future,” published by the 2030 Water Resources Group in 2009.

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