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Il credito asiatico: riposizionarsi nel debito ME

Il credito asiatico: riposizionarsi nel debito ME
Asia Fixed Income team -

Asia Fixed Income team

In questo quarto articolo della serie tratta dal nostro ultimo white paper, analizziamo in che modo gli investitori dovrebbero riposizionare i portafogli per dare centralità all’area Asia-Pacifico nell’ambito delle allocazioni ai mercati emergenti. Nei precedenti approfondimenti abbiamo esaminato i fattori strutturali che fanno da traino alla crescita di questa asset class, i vantaggi della diversificazione che essa offre e come potrebbe rendere più efficienti le allocazioni obbligazionarie core. Non perdere l’ultimo articolo della serie, che analizzerà il futuro del credito asiatico fornendo una panoramica degli indicatori e dei benchmark fondamentali.

 

Messaggi importanti•    

  • L’invasione russa in Ucraina ha ridisegnato il quadro geopolitico e reso gli asset russi non investibili. Questo scenario di rischio di coda fa seguito ad un indebolimento dei parametri del debito sovrano nei mercati emergenti, già esistente dal 2013–2014.
  • L’Asia ha continuato a mostrare una buona tenuta dal punto di vista macroeconomico, grazie alle solide riserve di bilancio della regione e alla sua capacità di assorbire l’inflazione e continuare a crescere a un tasso di annuo di tutto rispetto.
  • Riteniamo che gli investitori dovrebbero riposizionarsi, diventando più selettivi nell’ambito del debito dei paesi emergenti, tenendosi alla larga dagli indici sempre più divergenti di questa asset class e assegnando centralità all’area Asia-Pacifico nelle allocazioni ai mercati emergenti.

 

La resilienza macroeconomica della regione asiatica rispetto ai mercati emergenti impone un riposizionamento a lungo termine

L’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022 ha rimodulato, a nostro avviso, l’assetto geopolitico dei prossimi anni. Le sanzioni contro la Russia hanno avuto forti ripercussioni per coloro che investono nel debito, visto che gli asset russi sono diventati non investibili.

Nell'ambito del debito dei mercati emergenti (ME), dal 31 marzo 2022 i titoli russi e bielorussi sono stati eliminati dai principali indici del credito, compresi quelli di JP Morgan, come l’EMBI e il CEMBI. La svalutazione reale degli asset russi è stata notevole: prima della guerra, al 31 dicembre 2021, la ponderazione della Russia era di circa il 5% negli indici delle obbligazioni societarie emergenti (come CEMBI di JPM) e del 10% nell’indice USD JPM GBI EM Diversified riservato ai titoli di Stato.

Questo rischio di coda relativo ai mercati emergenti fa seguito a una debolezza dei parametri del debito sovrano di quei mercati, presente fin dal 2013–2014, e acuisce il deterioramento innescato dalla crisi del coronavirus. Fin dall’esordio della pandemia nel 2020, vari paesi emergenti hanno dovuto fare i conti con una maggiore pressione fiscale, un binomio crescita-inflazione sfavorevole e livelli di indebitamento maggiori, con conseguenti revisioni al ribasso dei rating sovrani. Nell’ultimo decennio alcuni paesi emergenti – tra cui Brasile, Russia, Turchia e Sudafrica – hanno perso il proprio status investment grade (IG).

In tutto ciò l’Asia ha continuato a mostrare una buona tenuta dal punto di vista macroeconomico grazie alle solide riserve di bilancio della regione e alla sua capacità di assorbire l’inflazione e continuare a crescere a un tasso annuo del 5% circa.

Alla luce di questi sviluppi, riteniamo che per gli investitori nei mercati emergenti ci siano importanti conseguenze a più lungo termine.

  • La regione CSI/ECO1 è in larga parte non investibile
    • A causa delle sanzioni imposte a Russia e Bielorussia e all’esclusione dagli indici.
    • L’Ucraina è tuttora in guerra e la restante regione CSI/ECO continuerà a essere penalizzata (soprattutto gli Stati filorussi dell’Europa centrale).
  • La dispersione aumenta in modo esponenziale
    • Intravediamo un rischio crescente di ristrutturazione per i paesi emergenti con rating high yield (HY) che sono importatori netti di materie prime; ciò è dovuto all’inflazione elevata, alla rigidità dei mercati dei finanziamenti esteri e al conseguente deterioramento del credito.
    • Turchia, Egitto e alcuni Stati africani sono alle prese con un mix sfavorevole di inflazione e crescita.
    • Ci saranno nuovi potenziali paesi inadempienti, come Sri Lanka, Zambia, Kenya e Ghana.
    • I rischi politici sono in aumento nei principali mercati dell’America Latina, come Brasile, Cile e Perù.
    • Gli emittenti governativi IG con solide riserve di bilancio e gli esportatori di materie prime si trovano nella posizione migliore per far fronte al contesto mutevole di inflazione e crescita.
  • Gli indici obbligazionari emergenti potrebbero diventare sempre più divergenti
    • Gli indici sovrani dei mercati emergenti stanno assumendo un andamento sempre più divergente: da un lato troviamo i crediti deteriorati con spread in aumento e nuovi potenziali inadempienti; dall’altro i crediti con differenziali molto più ristretti (cioè costosi) sostenuti dai rincari delle materie prime.
    • A beneficiarne saranno i titoli di Stato IG, emessi da paesi che esportano materie prime e vantano solide posizioni fiscali. Tra questi figurano le obbligazioni a più lunga scadenza, che si muovono in intervalli ristretti di rendimento e spread rispetto ai Treasury statunitensi.
    • Gli emittenti governativi con rating inferiore a investment grade (in particolare nazioni con un merito di credito più basso, comprese quelle con rating singola B) corrono rischi di declassamento e ristrutturazione.
       

Quali sono le economie asiatiche con le migliori chance di contrastare l’inflazione?

Con l’aumento dei prezzi a livello globale, poter resistere alle pressioni inflazionistiche diventa fondamentale. Secondo la nostra valutazione, i paesi e le regioni elencati nella Figura 1 dovrebbero essere quelli più in grado di assorbire l’inflazione nel medio-lungo termine, grazie alle maggiori riserve valutarie, ai buoni margini di crescita, alla grande dimensione dei mercati interni e alla solidità del quadro istituzionale. Per queste ragioni, riteniamo che corrano rischi di declassamento decisamente inferiori nel lungo termine.

 

FIG 1. I titoli sovrani probabilmente più resilienti all’inflazione

Paese / regione

Impatto dell’inflazione e fattori di attenuazione

Cina

  • Grande importatore di petrolio. Impatto gestibile sull'avanzo delle partite correnti dovuto all’aumento delle quotazioni del greggio
  • Le adeguate riserve di bilancio consentono di concentrarsi sul miglioramento della crescita, anche a fronte della pandemia e del rallentamento del settore immobiliare

India

  • I rincari petroliferi peseranno sull’attuale deficit delle partite correnti e sulla capacità di trasferire l'aumento dei prezzi. Tuttavia, nel 2015 il governo ha smesso di erogare sussidi per i combustibili a favore di consumatori e imprese
  • Programma aggressivo di incremento dello sviluppo delle energie rinnovabili
  • Budget progressivo e prudente a sostegno di programmi fiscali finalizzati all’orientamento della crescita attraverso i cicli di spesa per investimenti

Indonesia

  • Principale beneficiario dei rincari di materie prime ed energia; esportatore netto di numerose materie prime
  • Solidi margini esterni (riserve valutarie) e resilienza dei fattori di stimolo della crescita interna

Tailandia

  • Solidità dei margini esterni e delle riserve di bilancio
  • Si conferma un centro nevralgico per le attività manifatturiere e il comparto automobilistico della regione ASEAN
  • Importatore netto di petrolio, ma con modesti surplus delle partite correnti

Malaysia

  • Importatore netto di materie prime e dunque beneficiario dell’aumento dei prezzi dell’energia
  • Economia eterogenea con un’importante produzione manifatturiera, ma parametri fiscali in marginale indebolimento

Paesi industrializzati asiatici (importatori di materie prime)

  • Corea, Taiwan, Singapore, Hong Kong e Giappone sono dotati di solide riserve per fronteggiare gli shock inflazionistici ciclici

Australia

  • Economia solida, diversificata, con rating AAA e una grande dotazione di materie prime

Medio Oriente

  • Paesi come Arabia Saudita, Oman, EAU e Qatar beneficiano del rialzo persistente dei prezzi delle materie prime, dei programmi di accelerazione delle riforme e delle dinamiche di crescita.

Fonte: LOIM. A soli fini illustrativi

 

Alla luce dei fattori suesposti, siamo del parere che gli investitori che optano per il debito ME dovrebbero riposizionarsi; in particolare, dovrebbero:

  1. essere più selettivi nel debito ME – riteniamo che ci sarà un maggiore bisogno di approcci di investimento personalizzati e su misura nell’universo più ampio dei mercati emergenti, al fine di evitare i segmenti strutturalmente critici del mercato;
  2. allontanarsi dagli indici sempre più divergenti dei mercati emergenti – è necessario prendere le distanze dagli indici che risultavano maggiormente omogenei nella loro composizione anni fa, ma che oggi stanno diventando più divergenti, come l’universo degli emittenti sovrani in valuta forte dell’EMBI: quest’ultimo aveva tradizionalmente un merito di credito IG, ma ha oggi un rating HY ed è composto in misura crescente da emittenti declassati. A nostro avviso gli investitori dovrebbero trarre vantaggio da un posizionamento più chiaro nel debito IG asiatico ed emergente e da un approccio selettivo alle allocazioni HY, sia in obbligazioni societarie che in titoli di Stato;
  3. scegliere l’Asia-Pacifico quale baricentro delle allocazioni ai mercati emergenti – l’area Asia-Pacifico, al pari dei paesi GCC2, dispone di maggiori riserve sul piano macroeconomico e la sostenibilità del debito dovrebbe essere molto più resiliente fintanto che l’Asia continua a essere il fulcro della crescita e della domanda.

 

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Fonti

[1] CSI sta per Comunità degli Stati Indipendenti, nata dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991.

[2] GCC: Consiglio di Cooperazione del Golfo, comprende Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Qatar, Oman, Kuwait e Bahrain.

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