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Come integrare la sostenibilità negli investimenti?
Domande e risposte con Don Gerritsen
In questa sessione di domande e risposte, Don Gerritsen, che si occupa dei Principi per investimenti responsabili (Principles for Responsible Investment, PRI) per il Benelux, spiega il modo in cui i detentori di attivi stanno sviluppando il proprio approccio in materia di investimenti sostenibili e le problematiche ancora da affrontare.
Qual è l’importanza di un approccio che si occupi dell’intero portafoglio al fine di integrare la sostenibilità?
Un approccio olistico alla sostenibilità è indubbiamente il modo più efficace di creare un impatto positivo o evitarne uno negativo.
In questo contesto si è rivelata favorevole l’introduzione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDG), un insieme di 17 obiettivi globali fissati dalle Nazioni Unite, che si occupano di problematiche sociali, economiche e di sviluppo ambientale. Ideati per i governi, gli SDG sono un punto di riferimento utile anche al settore privato. Gli obiettivi hanno suscitato un chiaro interesse e sono stati utilizzati per allineare portafogli a target relativi alla sostenibilità.
In base alla sua esperienza, gli investitori come integrano la sostenibilità nelle allocazioni passive?
L’interesse negli investimenti passivi è decisamente aumentato negli ultimi anni. Per quanto ci riguarda, gli investitori tendono a integrare la sostenibilità nella strategia d’investimento passiva, ricorrendo ad almeno uno di tre metodi principali.
Il primo metodo consiste nella semplice esclusione di società che non soddisfano gli standard dell’indice. Questo metodo può essere efficace, ma rischia di trascurare le società che stanno ancora compiendo la transizione verso un modello più sostenibile.
Un altro approccio molto diffuso consiste nel concentrarsi sulle azioni dalle pratiche più sostenibili. Una particolare attenzione alle società all’avanguardia in termini di sostenibilità, e soprattutto in grado di provarlo, rientra in un metodo molto utilizzato per creare una strategia passiva più sostenibile.
Infine, alcuni investitori decidono di adottare una tecnica leggermente più avanzata dove possono riponderare un indice al fine di dare la priorità ai componenti che dimostrano di essere chiaramente allineati alla sostenibilità.
Gli investitori potrebbero adottare uno di questi approcci, o una combinazione degli stessi, ma è importante ricordare che tutti e tre si accompagnano a un approccio attivo.
Quale sarà l’impatto dei nuovi indici di riferimento introdotti dalla Commissione europea?
Abbiamo partecipato attivamente alla generazione di questi indici di riferimento di basse emissioni di carbonio e riteniamo che rappresentino un enorme potenziale.
È rassicurante vedere che i regolatori stanno compiendo passi in avanti per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. L’indice di riferimento per la transizione climatica, nonché l’indice di riferimento specializzato, possono entrambi allineare i portafogli di investimento con l’accordo.
Le normative stanno facendo abbastanza?
Un’area chiave di sviluppo in questo contesto riguarda l’obbligo fiduciario. Si tratta di un’area difficilmente compatibile con la sostenibilità, poiché per definizione, si concentra sulla generazione di rendimenti, spesso in contrasto con i principi di sostenibilità. Tuttavia, recentemente sono emersi importanti sviluppi, dal punto di vista normativo.
L’obbligo fiduciario è davvero un’area chiave e ha mostrato evoluzioni degne di nota. A marzo, la Banca centrale dei Paesi Bassi (De Nederlandsche Bank) è diventata la prima banca centrale al mondo a sottoscrivere i Principi per investimenti sostenibili (PRI) delle Nazioni Unite. La DNB sta incoraggiando gli operatori di mercato ad assumere un ruolo più attivo relativamente all’investimento sostenibile. Si tratta indubbiamente di una direzione di marcia positiva, che inizia ad avere un effetto sul panorama degli investimenti.
informazioni sull’autore.
![]() | Don Gerritsen, responsabile del Benelux, PRI Don supervisiona le pratiche per i PRI in Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. Precedentemente è stato responsabile del programma di detenzione degli attivi a livello globale per i PRI e il relativo team di approfondimento per la detenzione degli attivi. Prima di entrare a far parte del team PRI di Londra, Don ha lavorato in quanto consulente strategico in KPMG e direttore di programma con l’Associazione degli investitori dei Paesi Bassi per lo sviluppo sostenibile, VBDO. In precedenza ha ricoperto diversi ruoli presso le Nazioni Unite. Oltre ad occuparsi di PRI, Don è docente ospite per la detenzione attiva di investimenti presso l’Università Erasmus di Rotterdam. Il suo percorso di studi comprende la gestione degli investimenti, il diritto internazionale e la pubblica amministrazione. |