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Titoli azionari a zero emissioni: la resilienza di una transizione inesplorata
Da sapere
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Rassegna del 2023: attenuare gli effetti macro sui titoli sostenibili
Il 2023 ha rappresentato per certi versi un ritorno alla normalità: rallentamento dell’inflazione, stabilizzazione dei tassi d’interesse e prezzi dell’energia in parte più stabili rispetto al 2022. Questi sviluppi positivi hanno alimentato l’ottima performance dei mercati azionari. Non tutto, però, è andato alla perfezione. I tassi d’interesse più alti a livello globale e la ripresa economica stentata della Cina hanno intralciato la crescita economica globale e penalizzato determinati comparti in particolare.
Il settore dei materiali, soprattutto i metalli, ha dovuto fare i conti con il livello elevato dei prezzi e l’andamento dell’economia cinese. Le ripercussioni sulla filiera del valore non si sono fatte attendere, a partire dall’impatto iniziale su diverse materie prime che si è poi diffuso ai vari comparti. Il caso emblematico è quello delle energie rinnovabili: il settore ha dovuto affrontare le sfide derivanti dalle basi di costo elevate e dai tassi d’interesse alti, che hanno reso difficoltosa l’attività annuale e alimentato i dubbi degli investitori sugli investimenti sostenibili. Questo scenario ha avuto pesanti ripercussioni su Alcoa1,2,3 – il nostro principale sovrappeso – che ha archiviato l’anno con un calo del 25%. La società, ben allineata alla transizione climatica, è impegnata a migliorare l’efficienza delle proprie emissioni di CO2 legate alla produzione di alluminio.
Un evento di rilievo del 2023 è stata l’instancabile brillante performance dei “Magnifici Sette”4,1che hanno fatto sì che molti fondi a gestione attiva sottoperformassero i rispettivi benchmark. I nostri portafogli, ben diversificati, erano protetti da questo genere di evoluzioni. Puntando a investire nello zero netto senza correre rischi indesiderati, ci imponiamo limiti molto rigorosi per settore, paese e deviazione dei singoli titoli.
Nel corso dell’anno abbiamo assistito ad alcuni eventi avversi imprevisti. Innanzitutto, negli Stati Uniti un certo numero di banche regionali è finito in bancarotta, aprendo le porte al calo di fiducia da parte degli investitori, estesosi quindi a Credit Suisse, infine acquisita da UBS.1 Per gestire meglio i rischi macro correlati a inflazione e tassi d’interesse, a febbraio 2022 avevamo aggiunto al nostro modello di rischio un fattore bancario esplicito, oltre a un controllo più serrato sulle ponderazioni relative di singole banche. Questo ha inoltre reso il portafoglio resiliente agli stress delle banche regionali.
Secondariamente, il conflitto Israele-Hamas ha aggravato l’instabilità in Medio Oriente. Ciò, unito alla guerra Russia-Ucraina in corso, ha acuito le oscillazioni dei prezzi del petrolio. Detto questo, il trend ribassista delle quotazioni del greggio è proseguito nel corso dell’anno. A livello di performance, le nostre strategie hanno risentito positivamente dell’orientamento di sottoponderazione nel settore energetico.
Nel complesso il 2023 non ha riservato brutte sorprese in termini di risultati. I risultati sono stati infatti piuttosto buoni: la strategia TargetNetZero Global Equity ha chiuso l’anno leggermente al di sotto del benchmark (MSCI World ND), mentre la strategia TargetNetZero Europe Equity ha sovraperformato il benchmark (MSCI Europe ND).5,3
Ottimizzazione della strategia: affrontare le incognite della decarbonizzazione
Abbiamo proseguito la nostra attività di ricerca durante tutto l’anno, concentrando gli sforzi per migliorare la solidità del portafoglio. La costruzione di portafogli allineati agli obiettivi climatici richiede una valutazione lungimirante delle traiettorie di decarbonizzazione delle singole aziende: compito arduo data l’incertezza delle proiezioni.
Tale incertezza è sottolineata dalle evidenti discrepanze tra i fornitori di dati per quanto concerne l’allineamento delle singole società alla transizione climatica. Per affrontare questa problematica, abbiamo integrato il rischio di modello nel nostro processo di strutturazione del portafoglio, grazie al quale abbiamo ottenuto una maggiore efficienza dell’allineamento climatico desiderato. Questo approccio si è tradotto in una maggiore diversificazione delle sovraponderazioni in titoli dei cosiddetti “cubetti di ghiaccio”, ossia aziende operanti nei settori ad alta intensità di carbonio che abbiamo individuato come leader della decarbonizzazione.
Consultare il nostro approfondimento La storia dei due rischi: costruire portafogli solidi allineati allo zero netto
Alla ricerca del valore nella corsa allo zero netto: è tempo di rivedere la performance
Nella corsa per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni stabiliti dall’Accordo di Parigi, i governi di tutto il mondo stanno attuando politiche tese a decarbonizzare le rispettive economie. Fin dal lancio delle strategie TargetNetZero nel 2021, abbiamo osservato un deciso incremento di iniziative politiche e normative volte a promuovere la trasparenza e la nascita di standard per la divulgazione di informazioni in ambito climatico.6 Si è inoltre osservato un forte aumento del numero di società e istituti finanziari pronti ad adottare obiettivi basati sulla scienza.7 La dinamica verso un futuro a emissioni zero sta decisamente entrando in una fase più intensa.
Con un live track record di quasi tre anni, adesso la domanda chiave è se l’investimento nella transizione verso lo zero netto apporti o meno valore. Per rispondere, analizzeremo più da vicino la performance delle nostre strategie fin dal lancio, isolando il contributo della componente Zero netto.
Le fonti della performance TargetNetZero sono tre: Zero netto, Riduzione delle emissioni di carbonio ed Esclusioni. La componente Zero netto, fulcro del processo di investimento, implementa la nostra metodologia prospettica proprietaria, che valuta l’allineamento dei portafogli alla transizione climatica sotto forma di aumento implicito della temperatura (Implied Temperature Rise, ITR). Conformemente all’Accordo di Parigi, gestiamo i nostri portafogli in modo tale che restino allineati allo scenario di un aumento inferiore a 2⁰C. La componente Riduzione delle emissioni ottimizza il portafoglio, puntando alla riduzione immediata delle emissioni rispetto al benchmark. La componente Esclusioni, infine, mira a evitare investimenti in attività controverse.
Come evidenziato nel nostro rapporto del 2023, la scelta di sottoponderare il settore energetico ha penalizzato le strategie climatiche nel 2022 a causa dell’impennata dei prezzi petroliferi. La nostra strategia non ha fatto eccezione; tuttavia la portata dell’impatto è stata contenuta grazie al rischio prudente. Per isolare il contributo del settore energetico, la figura 1 mostra la performance della componente Zero netto ad esclusione del settore energetico, nonché il settore stesso.
Come si può osservare, la componente Zero netto senza il settore energetico esibisce un andamento piuttosto piatto fin dal lancio per entrambe le strategie, il che vuol dire che i mercati non hanno ancora iniziato a scontare le future implicazioni del cambiamento climatico. Riteniamo dunque che il pieno potenziale delle nostre strategie debba ancora manifestarsi. Con l’intensificarsi delle politiche di riduzione delle emissioni di carbonio, il cambiamento delle valutazioni di mercato sarà repentino e marcato. Nella nostra precedente pubblicazione, abbiamo ipotizzato che l’impatto sulla crescita di lungo termine delle aziende avrà come effetto complessivo la sovraperformance a due cifre dei nostri portafogli. Dobbiamo tuttavia sottolineare che questo è soltanto uno dei molti canali attraverso i quali la transizione climatica si ripercuoterà sulle valutazioni di mercato.
FIG 1. Performance della componente Zero netto dal lancio delle strategie TargetNetZero
Fonte: LOIM. La performance passata non è un indicatore affidabile dei risultati futuri.
Cos’ha in serbo per noi il 2024?
Nel 2023 il binomio inflazione elevata e tassi d’interesse alti è stato probabilmente uno dei peggiori scenari possibili per le energie rinnovabili. Non mancano tuttavia motivi di ottimismo per un probabile miglioramento della situazione nell’anno in corso. Le nostre prospettive macroeconomiche per il 2024 evidenziano l’approssimarsi di un contesto economico più favorevole, contraddistinto da un graduale arretramento dell’inflazione che consentirà alle banche centrali di adottare politiche espansive (What does 2024 hold for markets?).
Questo passaggio positivo dovrebbe spingere sia il settore finanziario che quello societario a intensificare gli investimenti e accelerare la decarbonizzazione attraverso tecnologie più accessibili, come il solare e i veicoli elettrici.
Anche il 2024 avrà le sue sfide: considerata la sensibilità alle dinamiche geopolitiche, il settore gaspetrolifero risentirà probabilmente di una maggiore volatilità nel prossimo futuro.
Sarà l’insieme di questi fattori a determinare lo scenario nel 2024, mettendo in primo piano l’importanza di un approccio di investimento rigoroso e di una strategia realmente diversificata per la transizione verso lo zero netto.
Fonti.
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