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Il valore della natura, il potere delle alghe e il lusso ecologico

Quali notizie hanno guidato l'agenda della sostenibilità a luglio? Abbiamo analizzato gli avvenimenti macroeconomici, aziendali e finanziari più rilevanti per gli investitori.
Secondo ESG today, il Consiglio Europeo ha concordato obiettivi più impegnativi sul fronte delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica nell’UE. Il Consiglio europeo ha annunciato che – in materia di energie rinnovabili e di efficienza energetica – gli Stati membri hanno concordato obiettivi più impegnativi per la sua posizione negoziale in “Pronti per il 55%”, l’iniziativa lanciata dall’UE per ridurre le emissioni di gas a effetto serra (GES) del 55% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030. La posizione adottata dal Consiglio prevede di portare la quota-obiettivo di energie rinnovabili sul mix energetico complessivo dall’attuale 32% al 40% e di ridurre i consumi di energia del 9% rispetto ai livelli del 2020 entro la scadenza suindicata. L’obiettivo dell’UE per l’iniziativa “Pronti per il 55%” è stato inizialmente proposto a settembre 2020 dalla Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen, ma il nuovo livello allinea la regione all’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050. Desiderate saperne di più sull’energia e il processo di adattamento al cambiamento climatico? Cliccate qui per leggere l’ultima edizione di Futureturns che illustra l’urgenza di questo tema e come gli investitori dovrebbero prepararsi per affrontare la trasformazione dell’economia globale già in corso.
Secondo the Financial Times i leader del G7 sono stati accusati di “fare marcia indietro” sugli obiettivi climatici dopo che, sulla scia dei timori riguardanti la sicurezza energetica, hanno ridimensionato gli impegni assunti per fermare gli investimenti in combustibili fossili. La guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina ha costretto l’Europa a ridurre la dipendenza dal gas russo e innescato timori di carenza energetica per il prossimo inverno. Nel comunicato finale diramato a conclusione del vertice, il G7 ha dichiarato che gli investimenti nel gas naturale liquefatto erano una “risposta necessaria all’attuale crisi”, aggiungendo che “in queste circostanze straordinarie, gli investimenti pubblici nel settore del gas possono essere una misura temporanea adeguata”. Alcuni Paesi, Germania inclusa, hanno annunciato di voler riattivare le centrali a carbone fuori servizio nel tentativo di garantire illuminazione e riscaldamento per il prossimo inverno. I movimenti ecologisti hanno criticato il G7, accusato di non rispettare i nuovi impegni di finanziamenti per il clima e di puntare nuovamente sul gas: “Non possiamo permetterci questa marcia indietro. Ci sono vite in gioco”, ha dichiarato Laurie van der Burg, attivista di Oil Change International, un gruppo di azione statunitense.
La crisi energetica globale può peggiorare afferma Bloomberg. Secondo il capo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), la stretta globale sulle forniture di energia – che ha innescato carenze che stanno paralizzando l’economia e che hanno fatto impennare i prezzi dell’energia e dei combustibili – potrebbe peggiorare. “Il mondo non ha mai vissuto una crisi energetica di questa portata e complessità” ha dichiarato Fatih Birol, Executive Director dell’AIE, in occasione di un forum globale sull’energia tenutosi a Sydney il 12 luglio scorso. “È probabile che il peggio debba ancora venire; il problema ha una portata mondiale”. L’impennata dei prezzi sta facendo salire in tutto il mondo il costo dei rifornimenti di gas, del riscaldamento delle abitazioni e delle forniture energetiche degli impianti industriali, accentuando le spinte inflazionistiche e innescando violente proteste, dall’Africa allo Sri Lanka. “Il prossimo inverno sarà estremamente difficile per l’Europa”, avverte Birol. “È un problema che preoccupa non poco e che potrebbe avere gravi ripercussioni sull’economia globale”.
The Guardian: secondo un rapporto delle Nazioni Unite, per sopravvivere gli esseri umani devono valorizzare sia la natura che i profitti. Sulla base di una valutazione condotta per quattro anni da 82 scienziati autorevoli, emerge che per vivere in modo sostenibile sul nostro pianeta è necessario tener conto di tutti i benefici che la natura offre agli esseri umani e ridefinire che cosa significhi una “buona qualità di vita”. Il rapporto asserisce che concentrare l’attenzione su profitti e crescita economica a breve termine significa ignorare i benefici più ampi che la natura offre. Per realizzare uno sviluppo sostenibile il processo decisionale deve necessariamente incorporare approcci diversi. La valutazione è corredata da più di 13.000 riferimenti bibliografici, compresi articoli scientifici e fonti di informazioni autoctone e locali. Il rapporto si è avvalso della collaborazione di esperti in scienze sociali, economiche e umanistiche e si basa sulla Dasgupta Review, secondo cui il pianeta è attualmente esposto a un “rischio estremo” per colpa di un’economia che non riesce a tener conto del vero valore della natura. Le sue conclusioni indicano che sarà estremamente importante incorporare visioni del mondo e sistemi di conoscenza differenti se si vuole costruire un futuro più sostenibile.
The Guardian riferisce di un recente rapporto delle Nazioni Unite secondo cui le specie selvatiche sostengono la metà della popolazione mondiale. Secondo un nuovo studio condotto da noti scienziati, le piante e gli animali selvatici, così come i funghi e le alghe, offrono sostentamento alla metà della popolazione mondiale, ma il loro utilizzo futuro è messo a rischio da uno sfruttamento eccessivo. Il rapporto delle Nazioni Unite asserisce che la natura è alla base della vita e della sopravvivenza di miliardi di persone, in paesi sviluppati e in via di sviluppo: dalle 10.000 specie selvatiche conosciute che gli esseri umani utilizzano per cibarsi, alla legna da ardere di cui una persona su tre ha bisogno per cucinare. Nel mezzo di una crisi alimentare globale innescata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, lo studio analizza in che modo gli esseri umani possono utilizzare le risorse degli ecosistemi in maniera più sostenibile; per fare questo attinge alle oltre 6.200 fonti dei circa 200 autori che vi hanno contribuito, con una sintesi che è stata ratificata da 139 Paesi nella città di Bonn, in Germania. Siete interessanti a saperne di più sulla crescita della popolazione e sulla nostra capacità di rispettare i confini planetari che ancora tengono? Cliccate qui per registrarvi al nostro prossimo webinar che affronterà questo tema.
Gli esperti prevedono ripercussioni sulla biodiversità degli oceani nei prossimi dieci anni, avverte ScienceDaily. Un team internazionale di esperti ha stilato un elenco di 15 attività antropiche che potrebbero incidere in misura significativa sulla biodiversità marina e costiera nei prossimi cinque-dieci anni. L’estrazione di litio dagli alti fondali, il sovrasfruttamento delle specie che vivono nelle acque più profonde e gli effetti imprevisti degli incendi boschivi sugli oceani sono tra i problemi che, secondo gli esperti, la società dovrebbe affrontare ora. L’obiettivo è innalzare il livello di consapevolezza e incoraggiare gli investimenti che consentono di effettuare una valutazione approfondita di questi aspetti e di innescare, potenzialmente, una svolta sul fronte delle politiche. Secondo il Dr James Herbert-Read del Dipartimento di Zoologia dell’Università di Cambridge, primo co-autore dell’articolo, “gli ecosistemi marini e costieri affrontano una lunga serie di emergenze mal riconosciute o comprese, ciascuna delle quali potrebbe incidere negativamente sulla biodiversità”. Inoltre, a suo avviso, “Evidenziando i problemi futuri, segnaliamo dove occorre intervenire oggi – modificando le nostre politiche e i nostri sistemi di monitoraggio – per proteggere gli ambienti marini e costieri”.
Secondo The Business Times.gli obiettivi aziendali dello zero netto non si traducono in un pianeta a emissioni nette zero. Più di 5.200 aziende si sono impegnate a ridurre l’inquinamento da GES entro il 2050 o a raggiungere lo “zero netto” eliminando le emissioni mediante progetti forestali o altre iniziative che rimuovono la CO2 dall’atmosfera. Tra queste figurano alcune delle più grandi società a livello mondiale: Apple, Zurich Insurance, P&G e General Motors. Tuttavia, secondo i critici, quanto più accelera la transizione delle imprese verso lo zero netto tanto meno questa sembra avere senso in quanto – a loro avviso – l’unico obiettivo che conta è quello che azzera le emissioni su scala planetaria. Le imprese possono dare una mano, ma non possono raggiungere lo zero netto: i loro impegni sono basati più sull’aritmetica che sulla geochimica, asserisce Carbone 4, una società di consulenza francese che lavora al fianco delle aziende per misurare le loro emissioni e decidere le misure di contrasto. E aggiunge, “L’idea di un’azienda che opera in regime di neutralità carbonica è molto discutibile”. L’ultimo episodio del nostro podcast sui cubetti di ghiaccio e i tizzoni ardenti discute della transizione climatica e di cosa deve succedere per riuscire a realizzare gli obiettivi globali per il clima e raggiungere lo zero netto nel 2050. Cliccate qui per ascoltare il podcast.
Secondo un nuovo rapporto pubblicato nell’ambito della campagna Race-to-Zero, patrocinata dalle Nazioni Unite, se si vogliono realizzare gli obiettivi globali per il clima occorrerà una corporate action molto più incisiva per fermare la deforestazione. Un articolo di ESG Today segnala che in base al rapporto “Why Net Zero Needs Zero Deforestation Now” una quota significativa delle emissioni globali di gas a effetto serra è dovuta alle attività di deforestazione condotte da aziende che hanno catene del valore legate alla terra, soprattutto nei settori agricolo, forestale e della gestione del territorio. Questi settori contribuiscono al 22% delle emissioni globali, di cui la metà è attribuibile alla deforestazione. Nonostante le imprese che operano nei settori agricolo, forestale e della gestione del territorio abbiano assunto maggiori impegni per affrontare il problema dell’impatto climatico da esse generato, il 58% di quelle considerate di importanza critica ai fini della deforestazione non ha ancora fissato un obiettivo dello zero netto. Il rapporto è stato redatto in collaborazione con organizzazioni che si occupano di clima e deforestazione, tra cui Global Canopy, Science Based Targets initiative (SBTi) e Accountability Framework Initiative (AFI).
Symbrosia, il produttore di additivi per mangimi basati su alghe marine, ha raccolto 7 milioni di dollari con un’operazione di emissione di azioni privilegiate di Serie A coordinata da Danone Manifesto Ventures, la sezione di venture capital di Danone. È quanto ci segnala ESM Magazine. La startup, con sede nelle Hawaii, ha creato un additivo per mangimi a base di alghe marine che riduce dell’80% le emissioni di metano degli allevamenti di bestiame. La società utilizzerà il capitale per espandere la produzione di questi ceppi di alghe e per assicurare le forniture di SeaGraze – il loro additivo per mangimi – a marchi e produttori che hanno posizioni di leadership sul mercato.
Bloomberg informa che Shell1 ha deciso di costruire il più grande impianto a idrogeno rinnovabile in Europa. Poiché le major petrolifere ritengono che questo combustibile potrebbe avere un ruolo fondamentale nel ridurre le emissioni di CO2, Shell Plc ha deciso di avviare la costruzione del più grande impianto europeo per la produzione di idrogeno da energie rinnovabili. Secondo quanto dichiarato da Shell, “Holland Hydrogen I” utilizzerà elettrolizzatori da 200 megawatt alimentati da un parco eolico al largo dei Paesi Bassi. Si tratta di un’infrastruttura che avrà una capacità 10 volte superiore al più grande impianto a idrogeno rinnovabile attualmente esistente in Europa. Shell non ha reso noto il valore dell’investimento.
ESG Today: Pfizer1, il gigante farmaceutico, ha annunciato una serie di nuovi impegni per il clima che comprendono obiettivi per azzerare le emissioni di GES entro il 2040 e ridurre rispettivamente del 95% e del 90% quelle generate dalle sue attività e dalla sua catena del valore. Tra i nuovi obiettivi di Pfizer figurano il raggiungimento dello standard Net Zero, proposto lo scorso anno da Science Based Targets initiative (SBTi) per valutare e certificare gli impegni di realizzare emissioni nette zero applicando criteri rigorosi che prevedono, tra l’altro, la decarbonizzazione del 90-95% delle attività entro il 2050 e la neutralizzazione delle emissioni residue che non è ancora possibile abbattere. Nel 2020 Pfizer aveva fissato un altro obiettivo in termini di emissioni di gas a effetto serra, prevedendo di conseguire la neutralità carbonica entro il 2030 e di ridurre, entro tale data, le emissioni di GES Scope 1 e 2 del 46% rispetto ai valori basali del 2019. La società ha confermato il suo impegno verso tale obiettivo, considerandolo una tappa intermedia del suo percorso verso il nuovo target del 2040.
Secondo EcoTextile, la casa di alta moda Gucci1 è divenuta partner strategico di Ellen MacAthur Foundation per confermare il suo impegno ad accelerare la transizione verso un'economia circolare. L’annuncio coincide con la pubblicazione – nell’ambito del progetto Equilibrium del marchio italiano – dell’Impact Report 2021 in cui la società segnala i progressi compiuti rispetto ai suoi obiettivi ambientali e sociali. Gucci, che fa parte di Kering1, il gruppo francese che opera nel settore del lusso, afferma che la sua collaborazione con Ellen MacArthur Foundation rafforzerà i suoi impegni a favore di un’economia circolare onde eliminare sprechi e inquinamento, riutilizzare prodotti e materiali e rigenerare la natura.
Fonti
[1] Any reference to a specific company or security does not constitute a recommendation to buy, sell, hold or directly invest in the company or securities. It should not be assumed that the recommendations made in the future will be profitable or will equal the performance of the securities discussed in this document.
ESG Today comunica che la Svizzera sta lanciando punteggi climatici per i prodotti e i portafogli d’investimento. In Svizzera, il Consiglio Federale ha annunciato il lancio di Punteggi climatici svizzeri basati su una serie di indicatori che mirano a segnalare, con totale trasparenza, l’allineamento delle aziende agli obiettivi climatici globali. Il Consiglio chiede a banche, gestori patrimoniali e compagnie di assicurazione di applicare i punteggi ai portafogli dei loro clienti e ai prodotti d’investimento, consentendo agli investitori di valutare meglio l’allineamento climatico delle loro esposizioni, di individuare opportunità legate alla transizione climatica e di raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità. I criteri valutati nei punteggi comprendono le emissioni di gas a effetto serra, l’esposizione a combustibili fossili, il contributo potenziale al riscaldamento globale, la strategia e gli impegni a favore dello zero netto e la stewardship in ambito climatico. Secondo il Consiglio, i punteggi messi a punto vanno ben oltre i sistemi vigenti – quali la Tassonomia dell’UE – perché non solo forniscono un’istantanea della situazione ambientale corrente, ma anche informazioni prospettiche che segnalano il posizionamento delle aziende e i loro piani di transizione rispetto all’obiettivo climatico globale di limitare il riscaldamento a 1,5°C. Siete interessati a saperne di più sull’investimento attivo nel mercato svizzero? Cliccate qui per leggere un recente rapporto che illustra il nostro approccio d’investimento alle obbligazioni svizzere.
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