ANALISI MACROECONOMICA E DEL MERCATO
Marzo ha sconvolto drasticamente le performance del primo trimestre. L'accelerazione nell'aumento dei nuovi dazi statunitensi ha finito per superare ogni previsone e i titoli hanno generalmente perso terreno a causa dell'incertezza che ha pesato sulle prospettive degli utili aziendali. Per tutto il mese la Casa Bianca ha continuato a sfornare numeri sui dazi, aumentandoli e ampliandoli per un numero crescente di settori, con l'annuncio ufficiale finale previsto per il "Giorno della Liberazione" il 2 aprile. In attesa di questo momento, le azioni e gli spread creditizi hanno mostrato un'elevata volatilità. Gli analisti considerano questo calo del mercato come un periodo di rivalutazione del rischio di recessione, con prospettive in calo per quanto riguarda i profitti e tassi a breve termine potenzialmente più bassi. I dazi che incombono hanno creato un clima di incertezza sul futuro percorso della crescita e dell'inflazione, mettendo la Fed in difficoltà. L'Europa ha annunciato piani di investimento in rapida risposta alle nuove politiche economiche e militari degli Stati Uniti. Questa è la valutazione di marzo.
In questo contesto, i titoli hanno generalmente subito un calo. L'indice MSCI World è sceso del 4,6%, con un calo più marcato dei titoli "growth" (-7,6%) rispetto a quelli "value" (-1,6%). Le azioni statunitensi sono rimaste volatili, con un calo di quasi il 6% (S&P 500), mentre quelle europee hanno perso solo il 4%. I titoli dei mercati emergenti, i grandi vincitori di questo periodo di incertezza, hanno chiuso il trimestre in positivo (+1%, MSCI EM), guidati dalla Cina (+2%). In questo contesto di "riprezzamento" del rischio di recessione, i tassi a breve termine statunitensi sono scesi di 10 bps, mentre quelli a lungo termine sono rimasti stabili. In Europa, l'annuncio di piani di investimento e rimilitarizzazione ha portato a un aumento dei tassi a lungo termine di circa 30 bps. Come unico rifugio certo in questo periodo difficile, le commodity hanno continuato il loro percorso al rialzo, guadagnando il 3,5% a livello global, mentre l’USD è sceso della stessa percentuale.
Gli annunci dei dazi dovrebbero aiutare i mercati a trovare una direzione più chiara, ma il rischio economico che rappresentano per gli Stati Uniti potrebbe continuare ad allontanare gli investitori dagli asset statunitensi. L'Europa, al contrario, offre maggiorie visibilità agli investitori. Questo potrebbe far continuare la rotazione del primo trimestre anche nei prossimi mesi. Per il momento, aprile è un mese che serve a elaborare gli annunci della Casa Bianca, sia nello spazio azionario che in quello obbligazionario.
PERFORMANCE DEL FONDO E ANALISI DEL PORTAFOGLIO
A marzo 2025, il Fondo LO Funds–All Roads ha perso l’1,0% (classe di azioni USD NA). Nel corso del mese, l’apporto negativo maggiore è giunto dai titoli sovrani con -80 bps, mentre le azioni hanno intaccato la performance di 45 bps, penalizzate in particolare dai mercati sviluppati. Le commodity hanno contribuito positivamente con 45 bps, mentre il credito corporate e il debito emergente hanno sottratto 30 bps. La performance degli overlay è stata leggermente negativa, con la strategia Trend in rialzo e gli overlay Carry e Macro in calo. Il risultato è stata una perdita di 10 bps per la performance del Fondo. L'esposizione del portafoglio è diminuita nel corso del mese con la riduzione del budget di rischio, chiudendo il mese leggermente al di sopra del 120%. Le nostre stime di volatilità sono aumentate, con la volatilità delle azioni dei mercati sviluppati che, per la prima volta da dicembre 2024, ha superato la sua mediana di lungo periodo. Il nostro indicatore di propensione al rischio è rimasto in territorio neutro, con una forte dispersione tra le sue componenti. I segnali di momentum non hanno risentito del contesto volatile, rimanendo negativi per i mercati delle obbligazioni sovrane e positivi per le altre asset class. Sul fronte macroeconomico, il nostro nowcaster di crescita economica mostra segni di rallentamento, mentre i segnali di politica monetaria continuano a indicare che l'orientamento delle banche centrali rimane dovish, nonostante le maggiori pressioni inflazionistiche.